sabato 6 settembre 2008

Se il vernacolo fa il pienone

Successo della rassegna teatrale

Palagiano. Si è conclusa l’altra sera la rassegna teatrale in vernacolo “Staser’…è teatro”, ideata dalla locale associazione socio culturale Luce&Sale. La manifestazione, che ha riscontrato un grande successo di pubblico, con circa ottocento spettatori a serata, è iniziata lo scorso 13 agosto con la commedia in dialetto mottolese “I guai non finiscono mai”, scritta dal massafrese Domenico Marangi.
L’esilarante rappresentazione della Compagnia del S.Cuore di Mottola, che ha ricevuto applausi a scena aperta, ha rappresentato un vivace spaccato di vita popolare dai ripetuti spunti comici, sostenuto dal ritmo di cadenze e accenti gravi del dialetto mottolese. La rassegna è proseguita con la doppia esibizione della Compagnia del Teatro Palagianese in “Lu’ Sin’c d’ stu pais (il sindaco di questo paese) – cinque anni dopo”.
Il nutrito pubblico ha accompagnato con sonore risate la commedia in tre atti, scritta dai palagianesi Michele Mellone e Domiziano Lasigna, rispettivamente primo attore e regista dell’evento.
La storia è quella di un concorso truccato che pone a dura prova gli equilibri familiari e politici del sindaco di un qualsiasi paese del sud. Dibattuto tra coscienza e opportunismo, il sindaco si confronta con i diversi personaggi in scena, ognuno caratterizzato da particolari propri ma universali, come ha spiegato lo stesso Lasigna: “ogni personaggio presente su quel palcoscenico è una faccia della nostra esistenza, un colore e una voce del nostro modo d’essere. Forse è difficile rendercene conto, ma ogni giorno siamo esattamente tutti quei personaggi insieme. Siamo ora capaci di ispirarci a principi ferrei, ora disposti a mediare la nostra fermezza”.
Ultimo appuntamento quello di ieri, con lo spettacolo “U’ zaraffa s’è ammugghjatu e mutanne (l’usuraio s’è bagnato le mutande) – l’alluvione palagianese raccontata in calabrese”.
Scritta nel 2004 da Lasigna e Mellone e già messa in scena da Luce&Sale, la commedia da tempo registra il tutto esaurito in diversi teatri italiani, grazie alla compagnia teatrale Diaspora Petilina, di Petilia Policastro (Crotone) ma con sede a Roma, guidata dall’attore Gigi Parise.
Ieri sera gli attori calabresi si sono fermati a Palagiano, prima di riprendere il tour, per raccontare con professionalità, ironia e umorismo della terribile alluvione che colpì il paese qualche anno fa.
Una macchina organizzativa molto impegnativa ma di grande efficacia quella messa in campo da Luce&Sale, sotto l’attenta guida degli organizzatori”, ha detto un Lasigna molto soddisfatto. E i numeri gli danno ragione: 800 i posti a sedere, con poltrona numerata organizzata per settori; 20 i componenti dello staff addetti a “maschere”, ossia ad accompagnare gli spettatori ai posti assegnati; un sistema luci-audio curato da Domenico Lasigna e Armando Morea, che ha permesso la fruizione ottimale delle esibizioni da tutti i punti del grande piazzale. “Un grazie particolare va ad Amalia Anzolin e a Domenico – ha aggiunto il gran cerimoniere dell’evento – che hanno saputo intuire e realizzare le finalità vere del progetto. L’intento non è stato quello di mostrare le doti artistiche di ognuno di noi, ma più semplicemente regalare una serata di sano divertimento a chi ci segue da anni, al nostro meraviglioso pubblico. Inoltre, devo rivolgere un grazie carico d’affetto a Michele Mellone, amico di penna e di vita. È stato lui a trasmettermi la tranquillità del saggio necessaria per osservare e raccontare senza mai mancare di rispetto al nostro pubblico”.

[dal Corriere del Giorno del 01/09/08 – di Lorella Perniola]

mercoledì 16 luglio 2008

ESTATE LUCE&SALE 2008

“Staser’…è teatro” è la prima rassegna teatrale vernacolare prodotta a Palagiano. L’idea nasce dal bisogno di raccontare la bellezza delle nostre tradizioni attraverso il linguaggio che più parla delle nostre tradizioni: il dialetto. Luce&Sale ha voluto proporre un mini-cartellone estivo che raccogliesse allestimenti teatrali esilaranti, commedie comiche, perché crediamo che la “risata” aiuti a pensare ed anche perché il dialetto genera comicità.
Qualcuno obietta l’idea che il dialetto possa essere cultura o che con il dialetto si possa fare cultura. Noi crediamo, da sempre, che il dialetto sia crocevia di tradizioni e di linguaggi, per lo più superati dal tempo e dalle mode, e come tale non può che essere considerato l’animo della nostra cultura. Quello che siamo nasce dal nostro linguaggio e dalle nostre tradizioni, per cui svilire il dialetto sarebbe come ammutolire le nostre radici, come rinnegare il passato, questa si che sarebbe sottocultura.
Quest’anno per la prima volta sul palcoscenico delle opre Don Giovanni Pulignano si alterneranno compagnie di paesi diversi, con linguaggi e dialetti differenti ma accomunati dall’esigenza appassionante di raccontare i propri vissuti attraverso l’arte della recitazione.
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Anche quest’anno siamo lieti di proporre al nostro amato pubblico un evento organizzato da Luce&Sale. I nostri sforzi, da anni, sono ripagati dal vostro entusiasmo, e noi cerchiamo sempre di vivere i nostri appuntamenti con il massimo dell’impegno credendo in quel rapporto speciale che si crea tra noi “attori per passione” e voi pubblico straordinario. Quello che si instaura è un rapporto di “sana dipendenza”, non avrebbe senso altrimenti lavorare per il pubblico qualora il pubblico non esistesse. Per questo vi invitiamo numerosi a partecipare alla prima rassegna teatrale dialettale organizzata a Palagiano da Luce&Sale e vi ringraziamo per la immensa fiducia offertaci, essa rafforza i nostri principi e ci sprona a migliorarci.
Grazie
Anna Maria Marchitelli - Presidente Luce&Sale


Mercoledì 13 Agosto
La Compagnia Teatrale Sacro Cuore - MOTTOLA
in

I GUAI NON FINISCONO MAI

Diamo inizio alla prima rassegna teatrale vernacolare: Staser’ è teatro. Una nuova idea, un nuovo progetto, una nuova realtà Luce&Sale: raccogliere in un mini cartellone teatrale diverse compagnie, diverse produzioni artistiche, tutte accomunate dalla passione per il dialetto che diventa codice espressivo, un linguaggio vero e proprio.
Apre la rassegna la compagnia del Sacro Cuore di Mottola con “i guai non finiscono mai” commedia esilarante dagli infiniti spunti comici. L’intreccio di equivoci, la superstizione, i particolari legami familiari, diventano i temi di base da cui si sviluppano i meravigliosi dialoghi comici.
Una commedia in mottolese ad aprire l’evento, perché? Innanzitutto perché la compagnia del Sacro Cuore di Mottola è la compagnia teatrale che per prima ha riprodotto una commedia scritta dai nostri autori Lasigna e Mellone dinanzi ad un pubblico diverso da quello palagianese. Serate indimenticabili quelle dell’estate 2003 quando Mottola rideva grazie ad una nostra commedia e grazie alla bravura di questi attori per passione che interpretano magnificamente il sentire popolare. Poi perché il dialetto mottolese è sempre stato un dialetto particolare, ricco di cadenze e di accenti gravi che lo distinguono molto dal dialetto palagianese. I ritmi sono diversi, la musicalità è completamente differente nonostante ci dividano solo pochi chilometri.
Gli amici mottolesi stasera sono di fronte al nostro pubblico che saprà apprezzare l’opera messa in scena e saprà ripagare gli attori della loro bravura. Perciò Risate ed Applausi.



Lunedì 18 e Martedì 19 Agosto
La Compagnia del Teatro Palagianese
in

LU SIN'C D' STU PAIS (5 anni dopo)
Dopo sette anni dalla “prima” torna l’indimenticabile commedia “lu Sin’c d’ stu pais” (il sindaco di questo paese). La commedia che ha sancito la conferma della Compagnia del Teatro Palagianese nel nostro paese. La Compagnia del Teatro Palagianese è parte integrante della ormai “storica” Associazione socio culturale Luce&Sale da circa un decennio attiva sul territorio con iniziative di vario genere tutte ispirate ai principi fondanti della stessa. Il teatro vernacolare è l’attività cardine dei nostri programmi. Esso ci permette di visitare i meandri delle nostre tradizioni, di dar voce alle memorie del passato, di raccontare il nostro quotidiano, utilizzando il linguaggio più antico: il dialetto.
Con questo spettacolo si rivivono le vicende della Famiglia di Fortunato e di Donna Concetta. Fortunato, stimato mercante di stoffe, diventa sindaco del suo piccolo paese, trovandosi alle prese con le vicende più oscure e più “equivoche” frutto del compromesso politico. Vicende che Fortunato si trova a condividere con il suo fidato segretario Cenzino “u’ paralume”, come viene soprannominato. Ma sarà Cenzino il paralume a tenere le fila della storia. Un concorso a funzionario pubblico diventa la ragione degli incontri “segreti” nella casa del sindaco. Il palcoscenico si popola di personaggi caratteristici ed enigmatici, si colora della “estemporaneità” di Chechele, personaggio che porta con sé il gradimento del pubblico grazie all’esilarante racconto della sua ingenuità. Si colora della purezza di Lucia figlia amata dal padre padrone e dal suo Arturo, giovane dal “cervello fino e dalla tasca vuota”.
L’opera, scritta nel lontano 2001, dai nostri autori Michele e Domiziano, si presenta al pubblico rivisitata e aggiornata. È chiaro che non si vuole raccontare la realtà, il teatro non è cronaca, è finzione. Ma come si dice, spesso la realtà supera la fantasia quindi “un occhio dalla finestra si getta sempre…”.
Siamo pronti a ridere delle nostre “sventure”, delle nostre contraddizioni. Siamo pronti a ridere di noi stessi. La grandezza di un popolo si cela nella consapevolezza dei propri limiti, forse da qui si deve partire per assaporare il gusto della satira.


Sabato 30 Agosto
La Compagnia Diaspora Petilina - CALABRIA
in

U' ZARAFFA S'è AMMUGGHJATU E MUTANNE
L'alluvione palagianese raccontata in calabrese
"E' sempre la solita litanija…”quella della famiglia Cassone, che insieme alla famiglia Fischietto sono le protagoniste de "U Zaraffa s'è ammugghjato e mutenne", ovvero l’usuraio si è bagnato le mutande.
La storia, scritta dagli amici palagianesi Domiziano Lasigna e Michele Mellone, narra di due famiglie rivali che abitano un piccolissimo paese di provincia: una vive nella povertà e va avanti grazie alla pensione di invalidità (falsa) del nonno, il lavoro del Signor Cassone serve per pagare le cambiali allo "Zaraffa" (usuraio del paese); mentre l'altra, del commedator Fischietto, arricchitasi con l’inganno. Fin quando…
” inizia con queste parole la presentazione che accompagna gli spettacoli della Compagnia teatrale dell’Associazione Diaspora Petilina, di Petilia Policastro (Crotone) con sede a Roma. Artisti che da circa un anno propongono in giro per l’Italia il racconto dell’alluvione palagianese in dialetto calabrese. La compagnia della Diaspora Petilina ci onora di portare nei teatri italiani il vissuto della nostra Palagiano, raccontando, con la musicalità del vernacolo calabro, le emozioni e le tradizione della nostra gente che sul palcoscenico diventa gente del mondo, gente senza appartenenze. Il teatro produce questa meraviglia: sveste gli attori delle proprie appartenenze e racconta personaggi che sono del mondo.
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(Tratto da Palagiano.net di Donato Piccoli) Roma, 27 ottobre 2007, nella gremita sala “Edoardo De Filippo”, ho avuto l’onore ed il piacere di assistere alla rappresentazione, in lingua calabrese [...]. Parlo di onore perché l’essere li, il sapere che quella che andava in scena era un’opera frutto dell’inventiva di compaesani, di persone che conosco, dava una sensazione davvero piacevole; il mio Paese, finalmente, conosciuto fuori dai confini della provincia di Taranto […] tali riflessioni mi sono state suggerite dal modo in cui il pubblico, giudice inappellabile di ogni opera d’arte, ha accolto la rappresentazione in questione. [...] Un silenzio religioso ha avvolto la sala e la magia si è compiuta sotto forma di brividi che ti attraversavano e di occhi lucidi tra gli spettatori. […] Una serata intensa, dunque, che difficilmente potrà essere dimenticata da quanti hanno avuto la fortuna di assistere ad un qualcosa di veramente Bello. […] La Bellezza non ha tempo né confini.

giovedì 24 aprile 2008

Scegli LUCE&SALE per il tuo 5 per mille...cod.fis. 90135790732

Il tuo 5 per mille a LUCE&SALE !!
Anche quest'anno puoi decidere a chi destinare il 5 per mille della tua imposta.
A te non costa nulla, per la nostra associazione è un gesto importante.
Da ormai 6 anni LUCE&SALE lavora concretamente nel nostro comune e sul territorio per il suo sviluppo socio-culturale.
Scegli la cultura, scegli il teatro, scegli il commercio equo&salidale, scegli la difesa della Vita, scegli LUCE&SALE.
Sulla tua dichiarazione dei redditi scrivi il codice fiscale
90135790732

Cos’è Luce&Sale?
Luce&Sale è un’ ASSOCIAZIONE SOCIO-CULTURALE DI ISPIRAZIONE CRISTIANA E SOCIALE CON CARATTERE ASSOLUTAMENTE APARTITICO, nata dall’idea di un gruppo di giovani del paese che ha sperimentato l’esasperante necessità di realizzare attività volte a coinvolgere le intelligenze palagianesi e capaci di catturare l’interesse della popolazione tutta.

Perché questo nome?
Luce&Sale è il frutto della GMG svoltasi a Roma nell’agosto 2000. Gran parte del gruppo dei fondatori ha preso parte a quella Giornata Mondiale dei Giovani e, accogliendo l’invito di Giovanni Paolo II ad “essere luce del mondo e sale della terra”, ha maturato la scelta di rendere concreta tale proposta attraverso la costituzione dell’associazione.

Qual è il suo fine?Il fine di “Luce&sale” è quello di portare una testimonianza concreta degli ideali CRISTIANI, nei quali i fondatori si riconoscono, attraverso opere che si esplicano in uno specifico canale sociale, suddividendo la propria attività in settori operativi:

  • Operare nel settore del commercio equo solidale, con la costituzione di una bottega-esposizione;
  • Promuovere e sostenere iniziative che abbiano come argomento centrale la tematica della difesa della vita dal suo concepimento alla sua naturale estinzione;
  • Costituire nel suo interno una compagnia teatrale con nome “Compagnia del Teatro Palagianese” intenta ad allestire spettacoli teatrali;
  • Programmare e realizzare iniziative culturali di vario genere che coinvolgano l’intera cittadina, le varie associazioni e istituzioni tutte, in un programma di interscambio culturale.
Come donare il mio 5 per mille a LUCE&SALE?
Sul tuo modulo di dichiarazione dei redditi, nello spazio dedicato alla scelta del 5 pedr mille:
  • metti la tua firma nel primo riquadro (sostegno volontario e non profit)
  • ricordati di inserire anche il codice fiscale di LUCE&SALE

C.F. : 90135790732


lunedì 21 aprile 2008

Io Francesco, il recital.

Sabato 3 luglio 2004 abbiamo presentato Io, Francesco", scritto e diretto da Domiziano Lasigna; con musiche di Francesco e Marco Orsini. “Io, Francesco” è la rappresentazione degli scritti su Francesco. E’ un recital. Un intreccio di testi recitati, canti e balletti che descrivono l’incontro di Francesco con i frati insieme ai quali diede vita all’ordine dei frati francescani. Lo spettacolo non si propone di raccontare la vita di Francesco, I fioretti di Messere Francesco rappresentano un pretesto teatrale per offrire spunti di riflessione che toccano argomenti come pace, fratellanza, umiltà, amore verso i più deboli. Ma anche il coraggio di scelte estreme, la dimensione dell’anticonvenzionale che spesso non è sinonimo di disprezzo delle regole del mondo ma molto più semplicemente reinterpretazione delle stesse in una chiave più personalista. Ciò che, in realtà, accade a Francesco e che viene descritto magnificamente ne “I fioretti”.

Noi figli del '900

Nella presentazione ufficiale dell'Associazione alla comunità palagianese (3 Novembre 2002) abbiamo recitato Noi figli del '900 di Domiziano Lasigna. Un testo costituito dall'intreccio di voci. il dramma della "voce" di un vecchio del 900 che si confronta con la "voce" di un giovane. voci che si incontrano e che si scontrano su un tappeto musicale che regala fascino alle parole.

MANC' MUORT

Il primo spettacolo scritto e realizzato dalla Compagnia del Teatro Palagianese è stato Manc’ Muort commedia in semivernacolo in due atti (a firma di Domiziano Lasigna e Michele Mellone). Questo è la prima opera che rientra nell’attività del ramo teatrale Luce&Sale pur essendo il terzo lavoro che esiste il gruppo.




Manc’ Muort si basa su di serie di incredibili equivoci! Una lettera nascosta in casa del protagonista, da sua moglie Angelina, solo per fare una cortesia ad una vicina di casa: Rosarietta, inducono Antonio, calzolaio del paese, a credere che sua moglie Angelina lo tradisca con la complicità di C’nzella sua madre, da sempre contraria al legame ormai consolidato che lega sua figlia Angelina al marito Antonio. L’atroce sospetto che grava sulla povera moglie porta l’ormai esasperato Antonio a seguire il consiglio di Peppino, l’amico di sempre, Il quale gli propone di fingersi morto e di provare così, durante la veglia funebre, l’eventuale infedeltà di Angelina. Il secondo atto si apre con Peppino e Antonio che preparano la morte, pattuendo, anche con il becchino che si occuperà della finta salma, quello che sarà detto durante la veglia funebre. Angelina, di ritorno da una gita parrocchiale al presepe dei miracoli, trova il marito morto e i compari che già lo piangono. Nel piccolo paesetto le voci si spandono fulminee, perciò ecco che attorno al letto presto giungono diversi personaggi: le due comare pettegole, il fioraio, il panettiere, il cavaliere degli Arcibaldi. Tutti raccontano tra pianti, lamenti e nenie le vicende di vita del povero Antonio. Ne nasce quasi un dibattito che si conclude con la spaventosa sorpresa: Antonio in realtà è vivo!

U' SIN'C D STU PAIS

Ad Agosto 2002 abbiamo riaperto il sipario con “U’ Sin’c d’stu pais”, altro grande evento della nostra “storia”. Oltre duemila spettatori in tre serate, un pubblico entusiasta e divertito, applausi scroscianti. Resteranno nella memoria di ognuno di noi l’emozioni provate dinanzi ad un pubblico incredulo per le nostre inaspettate capacità. Scritta anch’essa dai nostri autori (a firma di Michele Mellone e Domiziano Lasigna), “U’ Sin’c d’stu pais” rappresenta il lavoro più impegnativo messo in scena dal nostro gruppo, sia per numero di attori sia per tempi di realizzazione. Questa commedia viene concepita come il proseguo della prima. I personaggi che popolano il palcoscenico sono gli stessi de “Il figlio del Mercante”. Questa volta ritroviamo Fortunato che nel frattempo è diventato Sindaco del suo paese. La famiglia è sempre composta da Donna Concetta, moglie di Fortunato, dall’ “estemporaneo” Chechele, dagli altri figli: Alfredo e Lucietta (personaggio non presente ne “Il figlio del Mercante”). Questa volta Cenzino, diventato il segretario personale di Fortunato sindaco, ricopre un ruolo “strategico”. È lui che da sostanza alla trama. Nel piccolo paese di cui Fortunato è sindaco viene bandito un concorso a funzionario comunale. Il “posto” è ambitissimo da più persone. Per questo, improvvisamente, la casa del sindaco diventa meta per i tanti “amici – nemici” che “pretendono” quell’occupazione. Inizia il segretario del partito di maggioranza, Don Ciccio Cacace, che pretende quel lavoro per suo figlio. Peppino Santabarbara è il segretario del partito di minoranza per cui vuole quel posto visto che ha ottenuto poco altro. In scena compaiono poi le “donne di Fortunato”: Titina una sua ex fiamma, la figlia del generale Sparafucile, la baronessa Clazo di trovara passante lama d’erchia, tutte interessate a far vincere illecitamente quel concorso a qualcuno di loro conoscenza. Cenzino, in qualità di segretario, presenzia tutti gli incontri. Intuisce l’intenzione di Fortunato di concedere quel posto al figlio di Cacace. In realtà a concorrere per quella poltrona vi è pure Arturo, fidanzato di Lucietta. Fidanzamento tenuto nascosto a Fortunato. Arturo è un ragazzo di sani principi, povero ma intelligentissimo. Non ha agganci politici quindi partecipa onestamente con tutto il carico di aspettative di un giovane che si affaccia sul mondo del lavoro. Cenzino conosce le trame sentimentali della giovane Lucietta, spesso ne parla con Donna Concetta. Per questo si impossessa della strategia illecita studiata da Fortunato e Don Ciccio Cacace e fingendosi “il manovratore” consiglia a tutti gli altri pretendenti di segnare allo stesso modo il compito del concorso. Il terzo atto comincia proprio con il responso del concorso. Tutti i pretendenti segnano il compito allo stesso modo. L’unico compito non segnato è quello di Arturo, quindi, la commissione corrotta, che attende di individuare “l’unico compito diverso”, assegna quella poltrona ad Arturo, promesso sposo di Lucietta. In questo momento emerge l’angoscia di Fortunato che per ovviare al misfatto decide di dimettersi da sindaco. Anche qui l’intervento di Don Isidoro risulta essere salvifico. La commedia si conclude con Arturo che rinuncia a quel lavoro, perché vincitore di una cattedra universitaria, e quel concorso che cade per essere poi ripetuto seguendo tutti i crismi di una liceità amministrativa. Qui condanniamo la tanto “odiata-cercata” raccomandazione. Non c’è concorso pubblico o esame o colloquio che prescinda dalla fatidica domanda in codice: “la chiave ce l’hai?”. Cioè, hai provveduto a cercare la raccomandazione? Questo è un tema particolare perché tratta un “costume” entrato ormai nel normale modo di intendere le cose. In quest’opera teatrale a vincere è la legalità, l’innocenza, l’intelligenza, forse i buoni sentimenti. Ma, nella vita, non è sempre così! La commedia di chiara impostazione comica consolida un percorso avviato. La realizzazione teatrale, in questa fase del nostro percorso, raggiunge livelli accettabili. Sono ormai due anni che recitiamo tutti insieme per cui l’intesa da palcoscenico è visibilissima. Questa è una trama complicata ma accattivante. Ci sono in realtà due storie che si intrecciano, producendo l’effetto sperato: catturare lo spettatore. “U sin’c d’ stu pais” rappresenta un punto di svolta! In questa fase ci riconosciamo gruppo; uniti da una passione per la recitazione. Proprio in quelle sere annunciamo al pubblico la volontà di diventare associazione. Ufficializziamo l’idea di istituzionalizzare il nostro gruppo, il nostro stare insieme. Da qui parte il percorso documentale e burocratico della nascente associazione che ci ha impegnati non poco in quei mesi.

IL FIGLIO DEL MERCANTE

Il figlio del Mercante” narra la storia di Alfredo studente di medicina di un college inglese. Alfredo annuncia tramite telegramma il ritorno a casa, in Italia, in occasione del suo compleanno. La sua famiglia, perciò, è in fermento. La mamma, Donna Concetta, prepara una festa per l’arrivo del figlio chiedendo l’aiuto della salumiera del paese, Memena. Ad animare la scena ci pensa Chechele, figlio scemotto della coppia e fratello d'Alfredo. In scena si alternano vari personaggi come Teresa che cerca di “sistemare” sua sorella Titina, non proprio avvenente, Cenzino amico balbuziente di Fortunato costretto a sorbirsi i sermoni sul figlio Alfredo, futuro medico del paese. La storia si accende improvvisamente quando Chechele, involontariamente, smaschera suo Fratello. Alfredo, in realtà, ha abbandonato da anni gli studi di medicina per intraprendere una carriera incerta di pittore emergente. E’ qui che comincia il dramma di Fortunato tradito ed umiliato. Come può raccontare alla “piazza” la drammatica novità? Si sente un “pulcinella tra la gente”. Fortunato è alla ricerca di consigli utili per risolvere il suo “dramma”: cacciare via suo figlio indegno o accettarne la scelta? Incontra perciò vari personaggi del suo paese: il professore onorevole Mustacchio, anzitutto; l’amico sacerdote Don Isidoro, poi. In cambio riceve consigli diversi e contrastanti che lo fanno precipitare in una vera e propria crisi esistenziale. Il dialogo con la sua coscienza (tradotto in un emozionante balletto) giunge risolutore. La coscienza gli dona la giusta dimensione dei legami affettivi. In questo momento decide di recuperare il legame con suo figlio Alfredo, comprendendo l’importanza delle scelte personali, delle vocazioni intime. Definendo conseguentemente l’inconsistenza delle aspettative spasmodiche dei genitori sui figli. Aspettative che spesso diventano pressioni che disorientano. La commedia ha un immancabile lieto fine, con la famiglia che si ricompone e con la consacrazione di Alfredo a pittore dell’anno. Con questa prima opera, allestita e realizzata per soli due giorni (nel dicembre 2000, e ripresa in marzo 2004 ottenendo una grande risposta di pubblico), abbiamo trattato un tema tanto caro a questa nostra generazione. Raccontiamo i rapporti tra figli geni, tutto fare, e genitori sempre più ossessivi ed insoddisfatti. In quest’opera i dialoghi in vernacolo centrano il loro obiettivo primario raccontando una realtà popolare, rispolverando espressioni “d’altri tempi”. Tuttavia conosciamo bene come il nostro vero scopo non sia quello di produrre spettacoli teatrali, ma di servirci della penna e del palcoscenico per affermare e divulgare principi condivisi.